lunedì 27 ottobre 2008

Aggiornamento sull'incostituzionalità del lodo Alfano

Ne avevo già parlato in parte nello scorso intervento, attraverso le dichiarazioni del premier e del guardasigilli. Molti si saranno chiesti: com'è finita? Il lodo Alfano è stato giudicato dalla Corte Costituzionale? Ho ben pensato di chiederlo a Luigi Ferrarella, cronista giudiziario del Corriere della Sera. Vi riporto qui di sotto la mia domanda:

Salve, le scrivo per chiederle soltanto un'informazione. Rileggevo un suo articolo del 27 settembre di quest'anno pubblicato sul "Corriere della Sera", e mi trovo a chiedermi quale sia stato alla fine il parere della Consulta sull'incostituzionalità del lodo Alfano. Pur leggendo il Corriere quotidianamente, questa notizia dev'essermi scappata (o forse non è nemmeno stata pubblicata).
Le chiedo gentilmente di darmi qualche informazione a riguardo, e colgo l'occasione per farle i più sentiti complimenti per il lavoro che porta avanti.

Cordialmente




ed ecco la risposta:

Non le è scappata, è che tra quando un Tribunale demanda alla Consulta una questione su una legge e quando la Corte Costituzionale la decide, passano sempre molti mesi. Nel caso specifico, non soltanto non c’è decisione ma allo stato non è stata neanche messa in agenda, non c’è ancor una data. Sicuramente, ormai, sarà comunque l’anno prossimo.

Distinti saluti


pubblico la notizia a puro scopo informativo, dal momento che in molti mi hanno chiesto informazioni a riguardo...

venerdì 3 ottobre 2008

Dichiarazioni

Nell'ultima settimana l'amico Silvio Berlusconi, il deputato nonché avvocato del premier Niccolò Ghedini e il ministro della Giustizia (?) Angelino Alfano hanno rilasciato alcune dichiarazioni che meritano come minimo un'attenta osservazione. Cominciamo con ordine:

27 settembre:
l'argomento del giorno riguarda la Corte costituzionale, la quale decide di rispedire la legge Alfano al vaglio della Consulta (ricordiamo che proprio la Consulta nel 2004 bocciò come incostituzionale il lodo Schifani). Il deputato Ghedini afferma: «Niente di nuovo a Milano, è l'ennesima decisione sbagliata di giudici che si ribellano a certe normative».
Forse l'avvocato non conosce bene l'articolo 136, il quale afferma: "quando la Corte dichiara l'illegittimità costituzionale di una norma di legge o di atto avente forza di legge, la norma cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione". A cosa si dovrebbero ribellare, quindi? Non ritengo siano necessarie altre parole per commentare l'accaduto.

28 settembre:
si parla sempre della legge Alfano e del suo passaggio al vaglio della Consulta, stavolta è il premier a parlare: «Sono assolutamente convinto che passerà al vaglio della Corte», ma in caso contrario «servirebbe una profonda riflessione sulla giustizia...».
E qui siamo passati alle minacce e alle intimidazioni... Ma andiamo a vedere come mai questa legge dovrebbe essere ritenuta (dalle solite toghe rosse) incostituzionale: a prima vista si può notare come la suddetta sia in modo lampante in contrasto con gli articoli 3 ("Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge...") e 112 ("il pubblico ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale") della Costituzione italiana. Ad un'osservazione più accurata, poi, verrebbe da chiedersi come mai il premier abbia preferito optare per una legge ordinaria piuttosto che per una costituzionale (essendo una norma di rilevanza costituzionale sarebbe dovuto essere quest'ultimo l'iter appropriato). Ricordate il processo Berlusconi-Mills? Una legge ordinaria, essendo molto più veloce di una costituzionale, ha permesso che esso venisse bloccato all'istante, senza giungere all'ormai vicino termine.

1 ottobre:
è sempre Berlusconi a parlare: «è mia intenzione procedere quanto più possibile con i decreti legge, contando anche sulla fiducia della mia maggioranza». Decreti legge per i quali non è nemmeno prevista l'approvazione del Parlamento (almeno nei primi 60 giorni) e che sono così attivi da subito. Un modo come un altro per indebolire il potere dello stesso Parlamento, a vantaggio del proprio; a tal punto che lo stesso presidente della Camera Gianfranco Fini ha espresso più di una perplessità per l'annunciato abuso dei dl.

2 ottobre:
ancora il premier: «Dobbiamo riacquistare la libertà di non essere insultati e sottoposti al pubblico lubidrio in trasmissioni che non sono condotte in modo imparziale, dobbiamo recuperare la dignità del nostro ruolo di governo». Pertanto né ministri né tanto meno esponenti del pdl dovranno essere presenti nei talk show. Eppure il casus belli sembra essere la puntata di "porta a porta" del 30 settembre, con ospiti Antonio Di Pietro, Rosy Bindi, Maurizio Gasparri e Denis Verdini. Lo stesso "porta a porta" in cui il conduttore, Bruno Vespa, si presta a baciamano nei confronti di Berlusconi. Fatico pertanto a pensare che la trasmissione sia stata condotta in modo parziale. Se davvero poi gli esponenti del pdl dovessero ascoltare il premier, non si farebbe altro che impedire al popolo italiano di assistere al confronto fra maggioranza e opposizione dal quale dovrebbero tirare fuori le giuste conclusioni.