Due professioni, entrambe legate in qualche modo alla politica e al potere. Due esempi di come venga resa la vita difficile a coloro che decidono di contrastarlo. Oggi vi parlerò di Clementina Forleo, magistrato, e Marco Travaglio, giornalista, ambedue finiti di recente nell'occhio del ciclone per aver in qualche modo attaccato gli "intoccabili".
Clementina Forleo fino a qualche giorno fa si occupava (era giudice per le indagini preliminari) del caso Bnl-Unipol, nella cui indagine sono contenute intercettazioni riguardanti, tra gli altri, Massimo D'Alema, Piero Fassino e alcuni parlamentari di Forza Italia. Nell'ottobre 2007 la gip si presenta ad Annozero e denuncia «sottili pressioni» ricevute da «poteri forti e da soggetti istituzionali» proprio sul caso Bnl-Unipol. Ed è subito polemica, frequenti sono infatti gli attacchi da parte del mondo politico e dalla stessa magistratura alla gip. Martedì 22 luglio 2008 il Consiglio Superiore della Magistratura trasferisce d'ufficio Clementina Forleo, la quale dovrà lasciare il tribunale di Milano, perché giudicata «incompatibile». Il Csm parla di «vittimismo e poco equilibrio», come se non avesse mai ricevuto intimidazioni o lettere minatorie, l'ultima delle quali contenente una sua foto con tanto di svastica e scritta "muori stronza". Curioso notare come, ai tempi della sentenza sul terrorismo islamico, la corrente di sinistra delle toghe la gratificasse, in quanto la riteneva «giudice di sinistra attaccata dalla destra».Mentre oggi è proprio il contrario. Recentemente lei stessa si è definita «un giudice che non appartiene a nessuno. Ma un giudice così, in questo Paese, non può esistere...».
Passiamo a Marco Travaglio, a mio avviso uno dei pochi veri giornalisti ancora in circolazione, il quale ha svolto e sta svolgendo, attraverso la pubblicazione di numerosi libri, una grande opera d'informazione. Ha scelto di opporsi, a differenza della gran parte del giornalismo italiano, alle più svariate cattive abitudini della classe politica del nostro Paese, denunciandole e (soprattutto) documentandole minuziosamente.E questo gli ha causato decine e decine di querele, anche se fino ad ora tutti questi processi sono stati pagati proprio dai querelanti, in quanto le accuse si sono dimostrate infondate (un esempio famoso: la querela fatta da Berlusconi al tempo della presentazione del libro "L'odore dei soldi"). C'è una sola eccezione, il processo con Previti. Nella quale sentenza emerge più una negligenza da parte dell'avvocato difensore di Travaglio, piuttosto che l'infondatezza delle affermazioni del giornalista.L'ultima querela è di Renato Schifani e risale al 12 maggio di quest'anno, in seguito alle dichiarazioni di Travaglio di due giorni prima, durante la trasmissione "Che tempo che fa" in cui ha presentato il libro "Se li conosci, li eviti". «Ha avuto delle amicizie con dei mafiosi», ha affermato il giornalista. Da notare come queste tesi siano ampiamente supportate (e dimostrate) all'interno dei suoi libri, con la differenza che per i libri il giornalista non ha mai ricevuto querele...
Sarà perché «i berlusconiani leggono poco», come afferma lui stesso nell'intervista rilasciata a Claudio Sabelli Fioretti.
Clementina Forleo fino a qualche giorno fa si occupava (era giudice per le indagini preliminari) del caso Bnl-Unipol, nella cui indagine sono contenute intercettazioni riguardanti, tra gli altri, Massimo D'Alema, Piero Fassino e alcuni parlamentari di Forza Italia. Nell'ottobre 2007 la gip si presenta ad Annozero e denuncia «sottili pressioni» ricevute da «poteri forti e da soggetti istituzionali» proprio sul caso Bnl-Unipol. Ed è subito polemica, frequenti sono infatti gli attacchi da parte del mondo politico e dalla stessa magistratura alla gip. Martedì 22 luglio 2008 il Consiglio Superiore della Magistratura trasferisce d'ufficio Clementina Forleo, la quale dovrà lasciare il tribunale di Milano, perché giudicata «incompatibile». Il Csm parla di «vittimismo e poco equilibrio», come se non avesse mai ricevuto intimidazioni o lettere minatorie, l'ultima delle quali contenente una sua foto con tanto di svastica e scritta "muori stronza". Curioso notare come, ai tempi della sentenza sul terrorismo islamico, la corrente di sinistra delle toghe la gratificasse, in quanto la riteneva «giudice di sinistra attaccata dalla destra».Mentre oggi è proprio il contrario. Recentemente lei stessa si è definita «un giudice che non appartiene a nessuno. Ma un giudice così, in questo Paese, non può esistere...».
Passiamo a Marco Travaglio, a mio avviso uno dei pochi veri giornalisti ancora in circolazione, il quale ha svolto e sta svolgendo, attraverso la pubblicazione di numerosi libri, una grande opera d'informazione. Ha scelto di opporsi, a differenza della gran parte del giornalismo italiano, alle più svariate cattive abitudini della classe politica del nostro Paese, denunciandole e (soprattutto) documentandole minuziosamente.E questo gli ha causato decine e decine di querele, anche se fino ad ora tutti questi processi sono stati pagati proprio dai querelanti, in quanto le accuse si sono dimostrate infondate (un esempio famoso: la querela fatta da Berlusconi al tempo della presentazione del libro "L'odore dei soldi"). C'è una sola eccezione, il processo con Previti. Nella quale sentenza emerge più una negligenza da parte dell'avvocato difensore di Travaglio, piuttosto che l'infondatezza delle affermazioni del giornalista.L'ultima querela è di Renato Schifani e risale al 12 maggio di quest'anno, in seguito alle dichiarazioni di Travaglio di due giorni prima, durante la trasmissione "Che tempo che fa" in cui ha presentato il libro "Se li conosci, li eviti". «Ha avuto delle amicizie con dei mafiosi», ha affermato il giornalista. Da notare come queste tesi siano ampiamente supportate (e dimostrate) all'interno dei suoi libri, con la differenza che per i libri il giornalista non ha mai ricevuto querele...
Sarà perché «i berlusconiani leggono poco», come afferma lui stesso nell'intervista rilasciata a Claudio Sabelli Fioretti.