domenica 31 agosto 2008

Intercettazione a Prodi: ecco perché

Venerdì 29 agosto esce il nuovo numero di Panorama, al cui interno un articolo titola «Prodi intercettato». Non è mia intenzione analizzare le accuse avanzate dal settimanale per evidenziare la loro maggiore o minore rilevanza giuridica, né tantomeno prendere la vicenda, accostarla alle intercettazioni di Berlusconi e Saccà sulle raccomandazioni di attrici o a quelle di D'Alema riguardanti la scalata bancaria Bnl-Unipol e lanciare il solito monito ad una classe politica degradata.
No, la mia intenzione è quella di svelare un altro tassello del "piano Berlusconi", inerente alle misure che il premier ha intenzione di prendere in ambito delle intercettazioni.
Primo appunto: il settimanale Panorama è edito dal gruppo di Silvio Berlusconi.
Secondo appunto: il giorno seguente la pubblicazione dell'articolo contenente i testi di alcune telefonate di Romano Prodi, Italo Bocchino (vice capogruppo del Pdl alla Camera) annuncia: «è innegabile l'accesso e l'abuso di intercettazioni in Italia, così come è innegabile che serva una riforma che auspichiamo sia rapida e condivisa dal Pd».
L'incongruenza è sotto gli occhi di tutti. E, con essa, anche il reale intento dell'attuale governo: quello di far diventare legge il ddl sull'uso delle intercettazionim trovando l'accordo con il PD, sentitosi attaccato dalle accuse a Romano Prodi.
Diamo un'occhiata al ddl, scritto lo scorso 13 giugno. Esso prevede una pena di 3 anni di carcere per chi pubblica conversazioni e di 5 anni per i pubblici ufficiali che le diffondono. Fortunatamente nel testo del ddl si fanno alcune eccezioni per quanto riguarda i reati punibili con pene superiori a 10 anni e quelle di corruzione e concussione (ovvero i così detti "reati della casta"). Ma, prima della pausa estiva, era stato lo stesso Silvio Berlusconi a definire la scelta di inserire queste ultime due eccezioni «un errore». E, il fatto che il commento sia proprio del Presidente del Consiglio, lascia intuire il peggio.
Il peggio per il giornalismo e per la libertà d'informazione, ben inteso, non per il politico di turno, finalmente al sicuro. In seguito alla pubblicazione delle chiamate di Prodi, nonostante egli stesso abbia detto «pubblicate pure le mie telefonate. Sono contrario a una legge sulle intercettazioni che limiti i poteri dei pm» (a differenza di qualcun altro, il quale grida subito alle cospirazioni delle «toghe rosse»), all'interno del Pd si sono levate molte voci a sostegno del ddl, come quella di Massimo D'Alema, di Antonio Latorre, di Guido Calvi, di Ermete Realacci... Non poteva poi mancare anche la benedizione del "pulito" ex guardasigilli, Clemente Mastella, anche lui intercettato qualche mese fa.
Con l'appoggio del Pd non sarà un duro compito per il Pdl mettere a tacere (non puntandoci sopra i riflettori e volendo mostrare, con l'approvazione del ddl all'unanimità, come esso sia necessario per il bene del Paese) le ignobili catene che si vorrebbero applicare a stampa e magistratura.

martedì 12 agosto 2008

Davide e Golia

L'8 agosto 2008 non verrà ricordato solamente come la data d'inizio delle Olimpiadi di Pechino, probabilmente l'edizione che più di ogni altra ha fatto discutere a causa della mancanza di diritti umani nel regime cinese. L'8 agosto, infatti, sono iniziati gli scontri in Ossezia, provincia separatista autoproclamatasi indipendente dalla Georgia. Rapida la reazione di Mosca, il quale esercito è sceso in campo a fianco degli osseti, respingendo in pochi giorni le forze opposte e invadendo la stessa Georgia, fino ad arrivare a pochi chilometri dalla capitale. Un esercito, quello russo, di 395.000 uomini (contro i 32.000 della Georgia), ha letteralmente annientato le forze georgiche, ree di aver utilizzato il pugno di ferro con i separatisti, i quali però pochi anni fa hanno ricevuto tutti (non a caso...) la cittadinanza russa (e quindi, al momento del bisogno, hanno potuto contare sul potente alleato). A nulla è valsa la richiesta d'aiuto da parte della Georgia alle democrazie occidentali occidentali, USA in primis, a cui si vuole avvicinare (si prenda ad esempio la sua volontà di entrare nella NATO). Un motivo in più, sembrerebbe, ad aver spinto la Russia a reagire in modo così spropositato. Se poi a questo aggiungiamo che la Russia detiene il monopolio dell'approvigionamento energetico in Europa, con l'unica esclusione dell'oleodotto Btc (Baku-Tbilisi-Ceyhan), costruito due anni fa per portare il petrolio dal Mar Caspio fino alla costa turca del Mediterraneo, SENZA passare né per l'Iran né per la Russia, allora il quadro può apparirci maggiormente chiaro, e il pretesto di difendere la popolazione osseta, vittima delle "aggressioni" della Georgia, perde credibilità.

Notizia dell'ultimo minuto: il segretario del consiglio di sicurezza della Georgia annuncia che l'oleodotto Btc è stato bombardato dai russi. Si ignora ancora se sia stato danneggiato o meno.

cvd

sabato 2 agosto 2008

"inciucio" e riforma costituzionale

I due maggiori partiti del nostro Paese si sono voluti entrambi mostrare "nuovi" alle ultime elezioni, anche se il primo ha un leader  di 71 anni e l'altro ne ha uno in politica da 30. Ma forse sotto un aspetto sono riusciti a portare un innovamento rispetto agli anni precedenti. Prendendo in mano i programmi con i quali si sono presentati alle elezioni si può subito rendersene conto: 
tagli al fisco (come potrebbero mancare?), riduzione della spesa pubblica (sopratutto in politica, e proprio da qualche giorno si è potuto constatare come la spesa del Parlamento sia invece aumentata di 26 milioni), maggior sicurezza per i cittadini, sì alla Tav e ai termovalorizzatori... Cosa hanno di strano questi punti? Forse il loro esser presenti in ambedue i programmi elettorali... 

La stessa campagna elettorale era iniziata nel migliore dei modi, senza scontri, "pacatamente" direbbe qualcuno. Ad un certo punto Berlusconi deve aver capito che sì facendo una parte del suo elettorato lo avrebbe abbandonato, in quanto il così detto "inciucio"  sarebbe parso agli elettori qualcosa di più di un semplice fantasma. Così ha deciso di scendere in piazza e di stracciare pubblicamente il programma dell'avversario, dando così inizio agli attacchi e catalizzando nuovamente l'attenzione dei media.  

A qualche mese dalle elezioni, però, sebbene all'apparenza i contrasti fra i due partiti continuino (almeno così pare stando alle dichiarazioni rilasciate dal premier e dal leader dell'opposizione), in realtà in molti casi sembra esserci una sorta di tacito accordo fra PD e PDL... Scendiamo nei particolari: 

1) In seguito alle dichiarazioni di Tovaroli a "Repubblica" del 23 luglio, riguardanti presunte tangenti e conti all'estero dei DS, («non meglio precisate tangenti sarebbero approdate a Londra nel conto Oak Found a cui erano interessati i fratelli Magnoni e dove avevano la firma Nicola Rossi e Piero Fassino») la Camera applaude all'unanimità il deputato diessino, vittima delle solite accuse infondate, volte ad infangare il nome suo e del suo (ex) partito. Non poteva mancare di certo l'appoggio dell'altro grande indagato, Silvio Berlusconi, il quale definisce quelle accuse «chiacchiere da bar». 

2) il 30 luglio Di Pietro lancia il referendum per abolire il lodo Alfano, ma la maggioranza del PD gli volta le spalle, in quanto ha avuto la "sconsiderata" idea di fare un'opposizione al governo. Veltroni sembra aver optato per la linea politica consigliatagli dal «leader della coalizione avversa», quella di «isolare gli estremisti». Soltanto voci sporadiche all'interno del PD, come ad esempio quella di Arturo Parisi, si allineano al leader dell'Idv («io firmo anche se avrei preferito che il referendum lo avesse promosso il mio partito»), ma la maggioranza resta ancorata al leader, giudicato da Travaglio più berlusconiano di Berlusconi. 

3) Sempre il 30 luglio è stata esposta la bozza di Calderoli sulla riforma della legge elettorale per le elezioni europee del 2009. Il Pdl aveva precedentemente affermato la volontà di inserire una soglia di sbarramento (attualmente il sistema è di tipo proporzionale puro) al 5%, il PD invece ne voleva una al 3%, affinché fossero tutelati gli interessi dei partiti minori. In questa bozza la soglia di sbarramento è prevista al 4%. Eppure, all'apparenza, un vero e proprio dialogo non c'è stato...
 
Perché, con il grande scarto di parlamentari e senatori, il Cavaliere si tiene in così buoni rapporti con il PD (emblematico è il recente incontro fra Fini e D'Alema)? Nella sua agenda è forse presente una riforma della Costituzione, per la quale approvazione è necessaria la maggioranza dei due terzi del Parlamento (che, al momento, non ha)? 
Il dubbio è lecito...