martedì 18 novembre 2008

I nostri soldi? Alle imprese

Oggi, 18 novembre, durante la seduta del Senato, è stato approvato un emendamento proposto dai deputati del pdl Massimo Baldini Valter Zanetta e Luigi Grillo, riguardante gli articoli 19, 20, 21 e 22 dell'articolo 3 della legge 24 dicembre 2007 numero 244 (il resoconto della seduta è consultabile all'indirizzo http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/Ddliter/testi/31212_testi.htm).
In sostanza, viene reintrodotta la figura dell'arbitro all'interno delle cause fra ente pubblico e società privata. Ma qual è più precisamente il compito dell'arbitro? E soprattutto, quali sono state le conseguenze le scorse volte in cui questa stessa legge è stata approvata, sempre dal governo Berlusconi?
1) Gli arbitrati sono una strada alternativa a quella della più lenta causa civile, in cui due arbitri (uno nominato dall'accusa, l'altro dalla difesa) si accordano su di un lodo che dovrebbe contenere la soluzione al caso più appropriata.
2) Stando ai dati del presidente dell'Autorità per la vigilanza dei lavori pubblici Luigi Gianpaolino, con questo sistema lo Stato ha perso il 94,6% dei casi in cui è stato coinvolto, a vantaggio delle imprese private, che negli anni in cui la norma è stata attiva hanno intascato ben 715 milioni di euro. E chi ha pagato? Lo Stato, ovvero i contribuenti, quindi noi cittadini. Un'altra 50ina di milioni di euro, poi, sono stati dati (sempre dallo Stato, ci mancherebbe altro) agli stessi arbitri per il loro "eccelso" lavoro.
Ma non è finita qui: questa volta l'emendamento contiene anche una sorta di obbligo nell'uso degli arbitrati: infatti se l'ente pubblico e l'impresa privata non si accorderanno entro un mese, si andrà dritti alla composizione arbitrale senza più passare per le procedure previste nelle scorse leggi. Che motivo avrebbe poi l'impresa, vista la grande possibilità di vittoria (94,6%), di accordarsi prima?
Nessuno, appunto.

lunedì 27 ottobre 2008

Aggiornamento sull'incostituzionalità del lodo Alfano

Ne avevo già parlato in parte nello scorso intervento, attraverso le dichiarazioni del premier e del guardasigilli. Molti si saranno chiesti: com'è finita? Il lodo Alfano è stato giudicato dalla Corte Costituzionale? Ho ben pensato di chiederlo a Luigi Ferrarella, cronista giudiziario del Corriere della Sera. Vi riporto qui di sotto la mia domanda:

Salve, le scrivo per chiederle soltanto un'informazione. Rileggevo un suo articolo del 27 settembre di quest'anno pubblicato sul "Corriere della Sera", e mi trovo a chiedermi quale sia stato alla fine il parere della Consulta sull'incostituzionalità del lodo Alfano. Pur leggendo il Corriere quotidianamente, questa notizia dev'essermi scappata (o forse non è nemmeno stata pubblicata).
Le chiedo gentilmente di darmi qualche informazione a riguardo, e colgo l'occasione per farle i più sentiti complimenti per il lavoro che porta avanti.

Cordialmente




ed ecco la risposta:

Non le è scappata, è che tra quando un Tribunale demanda alla Consulta una questione su una legge e quando la Corte Costituzionale la decide, passano sempre molti mesi. Nel caso specifico, non soltanto non c’è decisione ma allo stato non è stata neanche messa in agenda, non c’è ancor una data. Sicuramente, ormai, sarà comunque l’anno prossimo.

Distinti saluti


pubblico la notizia a puro scopo informativo, dal momento che in molti mi hanno chiesto informazioni a riguardo...

venerdì 3 ottobre 2008

Dichiarazioni

Nell'ultima settimana l'amico Silvio Berlusconi, il deputato nonché avvocato del premier Niccolò Ghedini e il ministro della Giustizia (?) Angelino Alfano hanno rilasciato alcune dichiarazioni che meritano come minimo un'attenta osservazione. Cominciamo con ordine:

27 settembre:
l'argomento del giorno riguarda la Corte costituzionale, la quale decide di rispedire la legge Alfano al vaglio della Consulta (ricordiamo che proprio la Consulta nel 2004 bocciò come incostituzionale il lodo Schifani). Il deputato Ghedini afferma: «Niente di nuovo a Milano, è l'ennesima decisione sbagliata di giudici che si ribellano a certe normative».
Forse l'avvocato non conosce bene l'articolo 136, il quale afferma: "quando la Corte dichiara l'illegittimità costituzionale di una norma di legge o di atto avente forza di legge, la norma cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione". A cosa si dovrebbero ribellare, quindi? Non ritengo siano necessarie altre parole per commentare l'accaduto.

28 settembre:
si parla sempre della legge Alfano e del suo passaggio al vaglio della Consulta, stavolta è il premier a parlare: «Sono assolutamente convinto che passerà al vaglio della Corte», ma in caso contrario «servirebbe una profonda riflessione sulla giustizia...».
E qui siamo passati alle minacce e alle intimidazioni... Ma andiamo a vedere come mai questa legge dovrebbe essere ritenuta (dalle solite toghe rosse) incostituzionale: a prima vista si può notare come la suddetta sia in modo lampante in contrasto con gli articoli 3 ("Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge...") e 112 ("il pubblico ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale") della Costituzione italiana. Ad un'osservazione più accurata, poi, verrebbe da chiedersi come mai il premier abbia preferito optare per una legge ordinaria piuttosto che per una costituzionale (essendo una norma di rilevanza costituzionale sarebbe dovuto essere quest'ultimo l'iter appropriato). Ricordate il processo Berlusconi-Mills? Una legge ordinaria, essendo molto più veloce di una costituzionale, ha permesso che esso venisse bloccato all'istante, senza giungere all'ormai vicino termine.

1 ottobre:
è sempre Berlusconi a parlare: «è mia intenzione procedere quanto più possibile con i decreti legge, contando anche sulla fiducia della mia maggioranza». Decreti legge per i quali non è nemmeno prevista l'approvazione del Parlamento (almeno nei primi 60 giorni) e che sono così attivi da subito. Un modo come un altro per indebolire il potere dello stesso Parlamento, a vantaggio del proprio; a tal punto che lo stesso presidente della Camera Gianfranco Fini ha espresso più di una perplessità per l'annunciato abuso dei dl.

2 ottobre:
ancora il premier: «Dobbiamo riacquistare la libertà di non essere insultati e sottoposti al pubblico lubidrio in trasmissioni che non sono condotte in modo imparziale, dobbiamo recuperare la dignità del nostro ruolo di governo». Pertanto né ministri né tanto meno esponenti del pdl dovranno essere presenti nei talk show. Eppure il casus belli sembra essere la puntata di "porta a porta" del 30 settembre, con ospiti Antonio Di Pietro, Rosy Bindi, Maurizio Gasparri e Denis Verdini. Lo stesso "porta a porta" in cui il conduttore, Bruno Vespa, si presta a baciamano nei confronti di Berlusconi. Fatico pertanto a pensare che la trasmissione sia stata condotta in modo parziale. Se davvero poi gli esponenti del pdl dovessero ascoltare il premier, non si farebbe altro che impedire al popolo italiano di assistere al confronto fra maggioranza e opposizione dal quale dovrebbero tirare fuori le giuste conclusioni.

giovedì 18 settembre 2008

Cosa succede a contrastare il potere - parte 2a

Martedì 16 settembre la Guardia di Finanza si presenta all'abitazione di Fiorenza Sarzanini e nella redazione del quotidiano per il quale lavora, il Corriere della Sera. Copia la memoria del computer di casa e ufficio, identifica gli amici adolescenti della figlia attualmente in casa con la nonna, perquisisce materiali di lavoro, fruga nell'archivio, nei documenti della giornalista e nella rubrica telefonica (che viene scrupolosamente copiata). Trattamento analogo si è tenuto nei confronti di Guido Ruotolo de La Stampa.
Tutto questo per cosa? Verrebbe da pensare che i due giornalisti abbiano intrecciato rapporti con trafficanti di droga o con esponenti di cosa nostra, e invece la loro colpa è quella di aver scritto e denunciato simili comportamenti. L'operazione della Guardia di Finanza è scattata su ordine della Magistratura, la quale parla di «ipotesi - sottolineo questa parola - di rivelazione di segreto d'ufficio».
L'articolo in questione si può leggere nelle pagine di cronaca del Corriere di lunedì 15 settembre e si occupa di un'inchiesta nella quale sono coinvolti emissari della 'ndrangheta, due politici di Forza Italia e alcuni imprenditori lombardi. Qualora non vi fosse possibile leggere il pezzo, ne riassumerò il contenuto qui di seguito riportandone anche alcuni frammenti.
L'inchiesta inizia nel marzo scorso e riguarda un traffico di cocaina gestito da Giovanni Cinque, uomo legato alla Cosca Arena di isola di Capo Rizzuto, il cui telefono viene messo sotto controllo. Gli investigatori annotano le relazioni con altri malavitosi e in particolare con Francesco Franconieri, legato alla 'ndrangheta, che ha precedenti per bancarotta fraudolenta, ricettazione, sottrazione di beni destinati a misura di prevenzione, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Si scopre inoltre che Cinque sostiene la campagna elettorale di Carioni per la provincia di Varese, missione che tra l'altro gli riesce dal momento che il politico (forzista) prende oltre 4000 voti. Il nuovo consigliere provinciale non fa molto per nascondere i suoi rapporti con questa gente, dal momento che alla cena dei festeggiamenti seguenti la sua elezione sono presenti gli stessi Cinque e Franconieri. Con la vittoria di Carioni ci sono le premesse per allargare il «giro» e Cinque avvia nuove trattative, questa volta al centro del suo interesse c'è l'EXPO di Milano. Subito vengono organizzate quattro riunioni, alle quali partecipano Paolo Galli, presidente del consiglio d'amministrazione dell'Aler di Varese, Francesco Salvatore, imprenditore campano, e, dulcis in fundo, Vincenzo Giudice, consigliere comunale eletto nella lista "Forza Italia Moratti sindaco".
«Quali reati hanno commesso i giornalisti?» si domanda il presidente dell'Ordine dei Giornalisti del Lazio. Hanno commesso il "reato" di voler informare, a quanto pare... In un Paese in cui i giornalisti che si oppongono al potere vengono perseguitati e in cui il premier si vede saltare la prima udienza (quella fissata per questo venerdì) del processo per corruzione che lo riguarda, è opportuno informare quanta più gente possibile. Solo così si può evitare il peggio.

domenica 31 agosto 2008

Intercettazione a Prodi: ecco perché

Venerdì 29 agosto esce il nuovo numero di Panorama, al cui interno un articolo titola «Prodi intercettato». Non è mia intenzione analizzare le accuse avanzate dal settimanale per evidenziare la loro maggiore o minore rilevanza giuridica, né tantomeno prendere la vicenda, accostarla alle intercettazioni di Berlusconi e Saccà sulle raccomandazioni di attrici o a quelle di D'Alema riguardanti la scalata bancaria Bnl-Unipol e lanciare il solito monito ad una classe politica degradata.
No, la mia intenzione è quella di svelare un altro tassello del "piano Berlusconi", inerente alle misure che il premier ha intenzione di prendere in ambito delle intercettazioni.
Primo appunto: il settimanale Panorama è edito dal gruppo di Silvio Berlusconi.
Secondo appunto: il giorno seguente la pubblicazione dell'articolo contenente i testi di alcune telefonate di Romano Prodi, Italo Bocchino (vice capogruppo del Pdl alla Camera) annuncia: «è innegabile l'accesso e l'abuso di intercettazioni in Italia, così come è innegabile che serva una riforma che auspichiamo sia rapida e condivisa dal Pd».
L'incongruenza è sotto gli occhi di tutti. E, con essa, anche il reale intento dell'attuale governo: quello di far diventare legge il ddl sull'uso delle intercettazionim trovando l'accordo con il PD, sentitosi attaccato dalle accuse a Romano Prodi.
Diamo un'occhiata al ddl, scritto lo scorso 13 giugno. Esso prevede una pena di 3 anni di carcere per chi pubblica conversazioni e di 5 anni per i pubblici ufficiali che le diffondono. Fortunatamente nel testo del ddl si fanno alcune eccezioni per quanto riguarda i reati punibili con pene superiori a 10 anni e quelle di corruzione e concussione (ovvero i così detti "reati della casta"). Ma, prima della pausa estiva, era stato lo stesso Silvio Berlusconi a definire la scelta di inserire queste ultime due eccezioni «un errore». E, il fatto che il commento sia proprio del Presidente del Consiglio, lascia intuire il peggio.
Il peggio per il giornalismo e per la libertà d'informazione, ben inteso, non per il politico di turno, finalmente al sicuro. In seguito alla pubblicazione delle chiamate di Prodi, nonostante egli stesso abbia detto «pubblicate pure le mie telefonate. Sono contrario a una legge sulle intercettazioni che limiti i poteri dei pm» (a differenza di qualcun altro, il quale grida subito alle cospirazioni delle «toghe rosse»), all'interno del Pd si sono levate molte voci a sostegno del ddl, come quella di Massimo D'Alema, di Antonio Latorre, di Guido Calvi, di Ermete Realacci... Non poteva poi mancare anche la benedizione del "pulito" ex guardasigilli, Clemente Mastella, anche lui intercettato qualche mese fa.
Con l'appoggio del Pd non sarà un duro compito per il Pdl mettere a tacere (non puntandoci sopra i riflettori e volendo mostrare, con l'approvazione del ddl all'unanimità, come esso sia necessario per il bene del Paese) le ignobili catene che si vorrebbero applicare a stampa e magistratura.

martedì 12 agosto 2008

Davide e Golia

L'8 agosto 2008 non verrà ricordato solamente come la data d'inizio delle Olimpiadi di Pechino, probabilmente l'edizione che più di ogni altra ha fatto discutere a causa della mancanza di diritti umani nel regime cinese. L'8 agosto, infatti, sono iniziati gli scontri in Ossezia, provincia separatista autoproclamatasi indipendente dalla Georgia. Rapida la reazione di Mosca, il quale esercito è sceso in campo a fianco degli osseti, respingendo in pochi giorni le forze opposte e invadendo la stessa Georgia, fino ad arrivare a pochi chilometri dalla capitale. Un esercito, quello russo, di 395.000 uomini (contro i 32.000 della Georgia), ha letteralmente annientato le forze georgiche, ree di aver utilizzato il pugno di ferro con i separatisti, i quali però pochi anni fa hanno ricevuto tutti (non a caso...) la cittadinanza russa (e quindi, al momento del bisogno, hanno potuto contare sul potente alleato). A nulla è valsa la richiesta d'aiuto da parte della Georgia alle democrazie occidentali occidentali, USA in primis, a cui si vuole avvicinare (si prenda ad esempio la sua volontà di entrare nella NATO). Un motivo in più, sembrerebbe, ad aver spinto la Russia a reagire in modo così spropositato. Se poi a questo aggiungiamo che la Russia detiene il monopolio dell'approvigionamento energetico in Europa, con l'unica esclusione dell'oleodotto Btc (Baku-Tbilisi-Ceyhan), costruito due anni fa per portare il petrolio dal Mar Caspio fino alla costa turca del Mediterraneo, SENZA passare né per l'Iran né per la Russia, allora il quadro può apparirci maggiormente chiaro, e il pretesto di difendere la popolazione osseta, vittima delle "aggressioni" della Georgia, perde credibilità.

Notizia dell'ultimo minuto: il segretario del consiglio di sicurezza della Georgia annuncia che l'oleodotto Btc è stato bombardato dai russi. Si ignora ancora se sia stato danneggiato o meno.

cvd

sabato 2 agosto 2008

"inciucio" e riforma costituzionale

I due maggiori partiti del nostro Paese si sono voluti entrambi mostrare "nuovi" alle ultime elezioni, anche se il primo ha un leader  di 71 anni e l'altro ne ha uno in politica da 30. Ma forse sotto un aspetto sono riusciti a portare un innovamento rispetto agli anni precedenti. Prendendo in mano i programmi con i quali si sono presentati alle elezioni si può subito rendersene conto: 
tagli al fisco (come potrebbero mancare?), riduzione della spesa pubblica (sopratutto in politica, e proprio da qualche giorno si è potuto constatare come la spesa del Parlamento sia invece aumentata di 26 milioni), maggior sicurezza per i cittadini, sì alla Tav e ai termovalorizzatori... Cosa hanno di strano questi punti? Forse il loro esser presenti in ambedue i programmi elettorali... 

La stessa campagna elettorale era iniziata nel migliore dei modi, senza scontri, "pacatamente" direbbe qualcuno. Ad un certo punto Berlusconi deve aver capito che sì facendo una parte del suo elettorato lo avrebbe abbandonato, in quanto il così detto "inciucio"  sarebbe parso agli elettori qualcosa di più di un semplice fantasma. Così ha deciso di scendere in piazza e di stracciare pubblicamente il programma dell'avversario, dando così inizio agli attacchi e catalizzando nuovamente l'attenzione dei media.  

A qualche mese dalle elezioni, però, sebbene all'apparenza i contrasti fra i due partiti continuino (almeno così pare stando alle dichiarazioni rilasciate dal premier e dal leader dell'opposizione), in realtà in molti casi sembra esserci una sorta di tacito accordo fra PD e PDL... Scendiamo nei particolari: 

1) In seguito alle dichiarazioni di Tovaroli a "Repubblica" del 23 luglio, riguardanti presunte tangenti e conti all'estero dei DS, («non meglio precisate tangenti sarebbero approdate a Londra nel conto Oak Found a cui erano interessati i fratelli Magnoni e dove avevano la firma Nicola Rossi e Piero Fassino») la Camera applaude all'unanimità il deputato diessino, vittima delle solite accuse infondate, volte ad infangare il nome suo e del suo (ex) partito. Non poteva mancare di certo l'appoggio dell'altro grande indagato, Silvio Berlusconi, il quale definisce quelle accuse «chiacchiere da bar». 

2) il 30 luglio Di Pietro lancia il referendum per abolire il lodo Alfano, ma la maggioranza del PD gli volta le spalle, in quanto ha avuto la "sconsiderata" idea di fare un'opposizione al governo. Veltroni sembra aver optato per la linea politica consigliatagli dal «leader della coalizione avversa», quella di «isolare gli estremisti». Soltanto voci sporadiche all'interno del PD, come ad esempio quella di Arturo Parisi, si allineano al leader dell'Idv («io firmo anche se avrei preferito che il referendum lo avesse promosso il mio partito»), ma la maggioranza resta ancorata al leader, giudicato da Travaglio più berlusconiano di Berlusconi. 

3) Sempre il 30 luglio è stata esposta la bozza di Calderoli sulla riforma della legge elettorale per le elezioni europee del 2009. Il Pdl aveva precedentemente affermato la volontà di inserire una soglia di sbarramento (attualmente il sistema è di tipo proporzionale puro) al 5%, il PD invece ne voleva una al 3%, affinché fossero tutelati gli interessi dei partiti minori. In questa bozza la soglia di sbarramento è prevista al 4%. Eppure, all'apparenza, un vero e proprio dialogo non c'è stato...
 
Perché, con il grande scarto di parlamentari e senatori, il Cavaliere si tiene in così buoni rapporti con il PD (emblematico è il recente incontro fra Fini e D'Alema)? Nella sua agenda è forse presente una riforma della Costituzione, per la quale approvazione è necessaria la maggioranza dei due terzi del Parlamento (che, al momento, non ha)? 
Il dubbio è lecito...


domenica 27 luglio 2008

Cosa succede a contrastare il potere...

Due professioni, entrambe legate in qualche modo alla politica e al potere. Due esempi di come venga resa la vita difficile a coloro che decidono di contrastarlo. Oggi vi parlerò di Clementina Forleo, magistrato, e Marco Travaglio, giornalista, ambedue finiti di recente nell'occhio del ciclone per aver in qualche modo attaccato gli "intoccabili".

Clementina Forleo fino a qualche giorno fa si occupava (era giudice per le indagini preliminari) del caso Bnl-Unipol, nella cui indagine sono contenute intercettazioni riguardanti, tra gli altri, Massimo D'Alema, Piero Fassino e alcuni parlamentari di Forza Italia. Nell'ottobre 2007 la gip si presenta ad Annozero e denuncia «sottili pressioni» ricevute da «poteri forti e da soggetti istituzionali» proprio sul caso Bnl-Unipol. Ed è subito polemica, frequenti sono infatti gli attacchi da parte del mondo politico e dalla stessa magistratura alla gip. Martedì 22 luglio 2008 il Consiglio Superiore della Magistratura trasferisce d'ufficio Clementina Forleo, la quale dovrà lasciare il tribunale di Milano, perché giudicata «incompatibile». Il Csm parla di «vittimismo e poco equilibrio», come se non avesse mai ricevuto intimidazioni o lettere minatorie, l'ultima delle quali contenente una sua foto con tanto di svastica e scritta "muori stronza". Curioso notare come, ai tempi della sentenza sul terrorismo islamico, la corrente di sinistra delle toghe la gratificasse, in quanto la riteneva «giudice di sinistra attaccata dalla destra».Mentre oggi è proprio il contrario. Recentemente lei stessa si è definita «un giudice che non appartiene a nessuno. Ma un giudice così, in questo Paese, non può esistere...».

Passiamo a Marco Travaglio, a mio avviso uno dei pochi veri giornalisti ancora in circolazione, il quale ha svolto e sta svolgendo, attraverso la pubblicazione di numerosi libri, una grande opera d'informazione. Ha scelto di opporsi, a differenza della gran parte del giornalismo italiano, alle più svariate cattive abitudini della classe politica del nostro Paese, denunciandole e (soprattutto) documentandole minuziosamente.E questo gli ha causato decine e decine di querele, anche se fino ad ora tutti questi processi sono stati pagati proprio dai querelanti, in quanto le accuse si sono dimostrate infondate (un esempio famoso: la querela fatta da Berlusconi al tempo della presentazione del libro "L'odore dei soldi"). C'è una sola eccezione, il processo con Previti. Nella quale sentenza emerge più una negligenza da parte dell'avvocato difensore di Travaglio, piuttosto che l'infondatezza delle affermazioni del giornalista.L'ultima querela è di Renato Schifani e risale al 12 maggio di quest'anno, in seguito alle dichiarazioni di Travaglio di due giorni prima, durante la trasmissione "Che tempo che fa" in cui ha presentato il libro "Se li conosci, li eviti". «Ha avuto delle amicizie con dei mafiosi», ha affermato il giornalista. Da notare come queste tesi siano ampiamente supportate (e dimostrate) all'interno dei suoi libri, con la differenza che per i libri il giornalista non ha mai ricevuto querele...
Sarà perché «i berlusconiani leggono poco», come afferma lui stesso nell'intervista rilasciata a Claudio Sabelli Fioretti.


domenica 20 luglio 2008

il piano di Berlusconi

Ho deciso di dedicare il mio primo vero intervento al politico sul quale gli italiani dovrebbero essere maggiormente informati (in quanto attuale Presidente del Consiglio). Nelle ultime settimane il suo governo ha preso alcuni provvedimenti, in ambito giudiziario, alquanto discutibili... Per tutto è stata però trovata (da parte dello stesso governo), un'opportuna spiegazione...
Senza emettere giudizi, lascerò che siano i fatti a parlare.

Il 17 giugno di quest'anno viene dato il via libera alla norma "blocca processi", secondo la quale i processi per i reati commessi prima del giugno 2002, per i quali la pena è sotto i 10 anni, devono essere sospesi per un anno. Piccolo particolare: lo stesso premier Silvio Berlusconi è attualmente sotto processo per la presunta corruzione dell'avvocato Mills, e con l'entrata in vigore di questo emendamento, contenuto nel pacchetto sicurezza, anche il suo processo sarebbe stato sospeso. La sinistra insorge e parla di "legge ad personam", con l'aggravante che un sacco di altri processi, fra cui quelli d'immigrazione clandestina per i quali il governo ha spesso assicurato di voler agire secondo una linea dura, verranno anch'essi sospesi.
La strada sembra difficile per il premier, ma un altro spiraglio si apre all'orizzonte...
Insieme alla norma "blocca processi", viene infatti presentato un dl sull'immunità delle quattro più alte cariche dello Stato (Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Presidente della Camera e Presidente del Senato), il così detto "lodo Alfano", dal nome del ministro della Giustizia, suo fautore. Richiamandosi all'articolo 68 della Costituzione Italiana, quello che prevede l'impossibilità di arresto per un membro del Parlamento (ovvero l'immunità parlamentare), si è cercato di dimostrare, appunto, la costituzionalità del lodo in questione. Senza tenere presente però qual era l'obiettivo dell'articolo 68 in principio: quello di impedire che, per reati d'opinione (come ad esempio per la partecipazione ad una manifestazione), si potesse essere sbattuti in galera, e che il governo potesse in questo modo sbarazzarsi delle opposizioni. Un ideale leggermente diverso da quello che ha portato all'ideazione del lodo Alfano...

Il quale questo martedì verrà approvato in Parlemento... E nonostante l'immunità varrà soltanto per la durata della carica istituzionale, farà sì che il processo Berlusconi-Mills, ad un passo dalla sentenza, cada in prescrizione (e che, quindi, il Cavaliere ne esca fuori totalmente "pulito").Vi espongo come: anche nell'eventualità che Berlusconi venisse protetto dal lodo Alfano, il processo per il coimputato Mills continuerà ugualmente e porterà all'assoluzione o alla condanna dell'avvocato. In entrambi i casi, i giudici che si sono occupati del processo, dal momento in cui con la sentenza sulla posizione di Mills esprimeranno un parere analogo ai medesimi fatti imputati al premier, diventeranno per legge "incompatibili" a poter giudicare Berlusconi.Il processo, quando potrà ripartire, sarà quindi preso in mano da tre nuovi giudici, e per questo motivo dovrà necessariamente ricominciare da zero. Non si azzererà però il tempo previsto per la prescrizione, già quasi esaurito... Lo stesso accadrà per il processo (sempre a Berlusconi) per frode fiscale sui diritti tv negoziati da mediaset. Risultato? Il processo per il premier potenzialmente colpevole cadrà in prescrizione in quanto sarà passato troppo tempo dal suo inizio.

Beh, che dire... Complimenti a Berlusconi e alla sua squadra di avvocati, non è da tutti ideare simili strategie...

Alla prossima notizia non detta ;)


giovedì 17 luglio 2008

una missione

Alla fin fine questo è soltanto un "blog", come tanti se ne vedono oggigiorno sulla rete.
C'è qualcosa che lo contraddistingue dagli altri? Se sì, cosa? Posso esporvi i miei propositi: in primis quello di informare, in secondo luogo quello di far riflettere. Distinguendo per bene l'uno dall'altro. Pur avendo un ideale politico (è impossibile, essendo a conoscenza del mondo che ci circonda, non averne uno) cercherò di distinguere quello che è il fatto in sé dal relativo commento, e nel caso mi lasciassi prendere troppo la mano, chiedo anticipatamente perdono. Il perché della mia scelta è presto detto: leggo i più disparati quotidiani italiani (principalmente il "Corriere della Sera", ma mi diverto a spaziare da "Repubblica" fino a "Libero") da oltre due anni, e da qualche settimana ho preso il vizio di guardare qualche telegiornale (consiglio a chi volesse seguire il mio esempio di astenersi dal guardarli all'orario dei pasti, per prevenire eventuali nausee). Forse non vi svelerò chissà quale segreto se vi dico che il mondo mostrato da un mezzo d'informazione è completamente diverso da quello mostrato dall'altro. Troppi interessi in mezzo, mi direte voi... Le tribune politiche televisive finiscono con l'essere siparietti al soldo del politico di turno, ospite della trasmissione; i telegiornali, con il loro modus operandi (ad esempio dando maggior risalto ad una notizia anziché un'altra, o accostando vari avvenimenti con l'intento di trasmettere un determinato messaggio al telespettatore) danno una visione distorta e strumentale del mondo che ci circonda. Si salvano alcuni quotidiani, ma coloro che li leggono sono ormai diventati una minoranza...Io, giovane studente, posso assicurarvi che cercherò di tenermi sulla mia strada, e di perseguire la mia missione: la ricerca e la diffusione della Verità. Tenendo ben presente che «la verità è un po' dappertutto, ma dappertutto esagerata ed offuscata» (Bonaventura Zumbini).